A DUE ANNI DALLA PRIMA MANIFESTAZIONE I "GILETS JAUNES" POTREBBERO TORNARE AD ESSERE UN PROBLEMA?

01.12.2020

Dott. Giacomo Rossi

Dal 17 novembre 2018, i "gilets jaunes" hanno dato inizio ad una lunga serie di proteste che si sono svolti sottoforma di "actes" in tutta la Francia, con blocco delle strade e conseguenze dannose per i partecipanti (quasi quattro mila i feriti tra manifestanti e poliziotti) e numerosi morti. I numeri indicati a tale riguardo dai sindacati della polizia francese e dagli stessi "gilets jaunes" sono stati di imprecisi e contraddittori, trattandosi di un movimento non regolato e nato dai social network. Al "premièr acte" si stima che abbiano partecipato quasi trecento mila persone. Ad ogni protesta, tuttavia, il numero dei partecipanti diveniva sempre minore anche se superiori alle trenta mila persone, fino a diminuire drasticamente nell'aprile del 2019. Successivamente, il Ministero dell'Interno ha smesso di numerarli. Diverse furono le regioni dove sono state svolte le proteste e queste ultime possono essere motivate dal clima di mal contento generale contro Macron e le riforme che avrebbe voluto attuare. La decisione che ha scatenato l'azione dei "gilets jaunes" fu quella adottata dal Governo per aumentare la tassa sul carburante al fine di favorire l'uso di automobili più ecologiche. I manifestanti che facevano parte del ceto medio-basso hanno iniziato a presentare un lungo elenco di richieste di vario genere, a partire dall'eliminazione del fenomeno crescente dei senza tetto, per continuare con l'introduzione del salario minimo, fino all'abbassamento delle tasse sui beni di prima necessità, o ancora all'abolizione dell'IFI (Impôt sur la fortune immobilière), fino alla fissazione dell'età pensionabile non inferiore ai 60 anni di età e del trattamento pensionistico in misura non inferiore a 1300 euro mensili, mantenendo il sistema pensionistico solidale.

L'11 dicembre 2018, i gruppi dell'opposizione di sinistra nell'Assemblea nazionale hanno presentato una mozione di censura al Governo, che è stata, però, respinta, motivata dalla gestione della crisi dei "gilets jaunes".

Il 13 gennaio del 2019, Macron ha pubblicato una "lettre aux français", dopo aver riconosciuto di aver commesso degli errori nella gestione della crisi dei "gilets jaunes". La lettera consisteva in una spiegazione dettagliata del suo programma, comprendendo la collera e l'insoddisfazione dei cittadini francesi. Il Presidente decideva, così, di dare luogo ad un "Grand Débat national", con il fine di rispondere alle questioni essenziali emerse nei mesi precedenti. Il Governo individuava così quattro temi da trattare: "la fiscalité et les dépenses publiques, l'organisation de l'État et des services publics, la transition écologique, la démocratie et la citoyenneté". Nella sua lettera, Macron poneva delle domande su tali tematiche, invitando i cittadini al dibattito, per rispondere alle questioni sull'avvenire della Nazione e affermando che tale dibattito non era né un referendum né un'elezione ma, piuttosto la "expression personnelle" dei francesi.

Il "Grand Débat national", durato tre mesi, ha avuto inizio con l'incontro del Presidente Macron e i sindaci della Normandia ed è stato caratterizzato dalla discussione di oltre dieci mila riunioni locali e dalla massiccia partecipazione generale anche da parte di associazioni, giovani e donne. Questo inedito esercizio democratico si è rivelato utile, poiché al termine di questo Grand Débat, il Presidente, nella conferenza stampa del 25 aprile del 2019, ha affermato la sua volontà di "redonner une espérance de progrès à chacun", annunciando un cambiamento nel suo metodo di lavoro tramite misure concrete e utili alla vita dei francesi. Per quanto riguarda il cambiamento democratico, ha istituito un Conseil de la Participation Citoyenne, sorteggiando 150 cittadini aventi la possibilità di far iscrivere un argomento all'ordine del giorno degli enti locali. In merito all'ingiustizia fiscale relativa al potere d'acquisto, già a dicembre le misure adottate riguardanti la retribuzione aumentavano di dieci miliardi di euro tale potere, ridistribuiti tra il premio straordinario di fine anno, le ore straordinarie defiscalizzate, l'aumento del premio d'attività e la diminuzione della CSG (contribution sociale généralisée) per cinque milioni di pensionati. Altre innovazioni consistevano nella riduzione dell'imposta sul reddito per le classi medie e nella fissazione di mille euro mensili come minimo importo del trattamento pensionistico.

A seguito di queste iniziative di Macron, le proteste dei "gilets jaunes" si sono un poco ridotte, riflettendosi sul suo consenso popolare tornato a risalire.

Tuttavia, dopo un anno a far tempo dal "premier acte" per la "ricorrenza", i "gilets jaunes" sono tornati numerosi. Hanno raggiunto quasi i trenta mila partecipanti e appena tre settimane dopo si è costituito un movimento sociale per opporsi alla riforma delle pensioni, annunciata durante la campagna elettorale del 2017. Nel corso di tali proteste, è stato proclamato uno sciopero generale il 5 dicembre 2019 nel corso del quale sono stati di quasi un milione i partecipanti in tutta la Francia. Gli scioperi sono proseguiti per più di un mese e mezzo e il movimento, che protestava per la non chiarezza della riforma, era eterogeneo e non populista, a differenza di quello dei "gilets jaunes".

Considerata l'elevata entità delle proteste, Macron ha modificato i loro programmi, ad esempio offrendo l'esenzione dal sistema pensionistico universale a specifiche categorie e aumentando l'età pensionabile a 64 anni. Philippe ha inoltre dato ai sindacati quattro mesi di tempo per trovare un'alternativa, facendo diminuire gli scioperi e affermando che il Governo avrebbe posto in votazione la sua proposta originaria in Parlamento.

Sono passati esattamente due anni dalla prima manifestazione. E adesso? Alcune promesse di Macron non sono state mantenute a causa dell'avvento della pandemia globale, che hanno reso il Presidente impegnato in altri fronti. Lo stesso coronavirus ha portato un arresto delle riforme macronienne che avrebbero potuto portare ad altre proteste. Nonostante nel corso dei mesi le manifestazioni dei "gilets jaunes" sono di gran lunga diminuite, come anche il numero dei partecipanti, l'Eliseo rimane preoccupato. Questa volta si potranno unire ai "gilets jaunes" anche tanti commercianti richiedenti aiuti economici che hanno dovuto chiudere la propria attività a causa della chiusura forzata.