CHE COS'E' IL CATFISHING?
Dott.ssa Flavia Lombardi
Con il termine catfish si indica una persona che costruisce in rete un proprio profilo fingendo di essere un'altra persona, prendendo un nome falso per burlare o truffare qualcuno o assumendo il nome di un altro utente e pubblicando come proprie le fotografie di questo, al fine di instaurare in rete rapporti amicali (a volte anche sentimentali) con una falsa identità.
Esistono diverse ragioni sottese alla creazione di una falsa identità al fine di interagire tramite il web con altre persone:
- La paura di non essere accettati;
- L' insoddisfazione riguardo alla propria vita reale e la propria vera identità ;
- La noia.
Secondo diversi studi, l'uso di una identità falsa porta in ogni caso un beneficio a livello psicologico: la possibilità di poter creare una figura immaginaria, che permetta di avere interazioni con altri, è certamente stuzzicante e appagante.
Questo soprattutto per chi è insoddisfatto della propria condizione, magari perché non appartiene al sesso con cui si identifica o perché è affetto da una disabilità.
D'altronde, i social network accentuano la naturale propensione delle persone a cambiare alcuni aspetti della propria identità per piacere agli altri e, attraverso questo piacere, per gratificarsi.
Questo è stato dimostrato in particolare da uno studio israelo-statunitense. In questa ricerca, i soggetti avevano consapevolezza di un dislivello tra il proprio sé reale e quello rappresentato sul web, di cui venivano sottolineati i punti di forza, nell'ottica di ottenere un maggior consenso sociale[1].
I catfish spesso fanno leva sulle insicurezze e le fragilità di chi si trova davanti a un profluvio di attenzioni e complimenti, rispetto ai quali si sente vulnerabile e dipendente.
Di fronte a reticenze e incongruità, la vittima finisce col sigillare un patto implicito con il simulatore, con l'obiettivo di far perdurare il più a lungo possibile lo stato di benessere, che non si pensa possibile sperimentare su un piano più realistico. Si innesca così una vera e propria dipendenza affettiva.
"Carnefice" e vittima hanno in comune una bassa autostima, derivante probabilmente da un attaccamento insicuro.
La persona particolarmente incline a dialogare con o attraverso account falsi o fake, traendone sensazioni piacevoli, ottiene spesso punteggi bassi per quanto riguarda autostima e autenticità in test appositi.
Secondo uno studio condotto nel settembre 2020 da Kaspersky, in collaborazione con Giffoni Innovation Hub, il fenomeno del catfishing riguarda sempre più adolescenti e giovanissimi.
Almeno 6 ragazzi su 10 si sono imbattuti, almeno una volta, in profili fake sui social network, riuscendo comunque a identificarli come tali.
Quasi la metà di questo campione ha ammesso di non essere stata solo vittima del fenomeno, ma di averlo in qualche modo alimentato: il 44% degli intervistati, infatti, ha utilizzato almeno una volta nella propria vita dei profili falsi sui social (con differenze minime tra maschi e femmine).
Molto spesso per divertimento, ma in alcuni casi anche per senso di vergogna e timidezza.
Ancora poco viene però fatto a livello scolastico, dove il fenomeno non è praticamente mai affrontato.
Meno di un terzo dei giovani dichiara di averne parlato con i propri insegnanti: nel dettaglio il 32% delle ragazze contro il 25% dei ragazzi.
Proprio in questo senso sarebbe necessaria una maggiore attenzione sull'argomento, con la creazione di progetti che informino i ragazzi sulle minacce presenti in rete.
Queste iniziative andrebbero condotte non solo a scuola, ma anche in casa per promuovere un uso più responsabile dei social network e delle nuove tecnologie tra giovani e giovanissimi[2].
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[1] https://psiche.santagostino.it/2019/09/05/catfishing-adescatori-sentimentali/
[2] https://psiche.santagostino.it/2019/09/05/catfishing-adescatori-sentimentali/