LA CRIMINALITA' DI COPPIA: FATTISPECIE DI REATO E DIFFERENZE DI RUOLO

01.03.2023

 Dott.ssa Federica Longo - FUNZIONARIO P.A.

Un illustre criminologo ha distinto le coppie criminali in diverse categorie:

  • Amanti assassini;
  • Coppia infanticida;
  • Coppia familiare;
  • Coppia di amici.

Nell'ambito di tale elenco, particolare rilevanza viene attribuita a quella costituita dagli amanti assassini. Ed invero, la forza di tale legame sta proprio nell'aspetto amoroso della relazione, vale a dire il rapporto sessuale tra i due soggetti. Si tratta di un elemento fondamentale per determinare l'unione tra due persone, in quanto potente arma di induzione al reato in quanto esso, il più delle volte, origina dalla necessità di eliminare un terzo elemento, considerato solitamente una minaccia per la stabilità della coppia.

In particolare, Sighele fa riferimento all'assassinio della moglie o del marito che ostacolano la relazione clandestina di due amanti.

Attualmente, tra le cause di questo reato vi è, più in generale, ogni impedimento che ostacola il legame tra due persone che si amano, siano essi amanti, coniugi, fidanzati o altro. Inoltre, "se per alcune coppia l'omicidio rappresenta qualcosa che spezza per sempre il sodalizio, per altre costituisce un elemento che rinsalda ulteriormente il legame esistente"[1].

Proprio con riguardo alla necessità di eliminare il terzo incomodo, nella maggior parte dei casi, anche a distanza di anni, i due soggetti continuano a ribadire la loro necessità di eliminare la vittima. In particolare, il loro disappunto e senso di colpa non viene provato per la morte della vittima, bensì per le gravi conseguenze riguardo alla separazione della coppia.

Con riguardo alla coppia infanticida, Sighele fa riferimento alla morte di bambini non voluti. Si tratta di un reato che viene posto in essere per lo più dalla madre e dalla levatrice, soprattutto nelle campagne, i cui abitanti ignoravano la possibilità di un aborto. Al momento, invece, l'infanticidio risulta particolarmente frequente, soprattutto nell'ipotesi in cui le madri presentino delle patologie determinate da depressione post partum o da altre malattie più o meno gravi.

È molto raro che, nella storia contemporanea della criminologia, vi siano stati casi di infanticidi posti in essere da coppie criminali, tranne alcuni casi isolati che vendono quali autori del reato pedofili che agiscono in coppia e che, dopo aver adoperato violenza, incorrono poi nell'omicidio.

Nella coppia familiare "la dimestichezza e la vita in comune sono condizioni favorevolissime al sorgere e allo svilupparsi della suggestione criminosa"[2]: pertanto, in tale tipologia di coppia, non occorre molto tempo per strutturare

l'accordo criminoso, il quale nasce quasi "spontaneamente". Per lo più, tali crimini vengono posti in essere per scopo di lucro.

Anche nel caso di una coppia di amici, la suggestione è molto forte e si alimenta proprio dall'intensità del legame tra i due soggetti. Il reato commesso da tale tipologia di coppia può essere il delitto o la rapina.

Un altro tipo di reato che può essere realizzato dalla coppia criminale è il "suicidio di coppia": "l'idea del suicidio non sorge mai contemporanea nella mente di entrambi, ma spunta prima nella mente dell'uno, ed è da questo che si comunica poi all'altro e per lenta e continua suggestione si fa accettare"[3].

Secondo alcuni studi, ciò che nella maggior parte dei casi assume rilevanza per l'attuazione del reato è non tanto la presenza di un'eventuale patologia nella coppia, bensì i "vissuti personali, fattori ambientali, esperienze di vita, contesti culturali, speranze, desideri, illusioni, bisogni frustrati e mete fittizie nel preparare il terreno, il contesto e la scena, sulla quale si è svolto il dramma conclusivo"[4].

Pertanto, nella maggior parte dei casi, la presenza di eventuali patologie psichiche rappresenta soltanto un aspetto che va a concorrere nel reato, non essendo quasi mai quello veramente determinante.

Un ruolo di primo piano è rivestito anche dai c.d meccanismi di difesa, i quali si distinguono in primari (negazione, difesa maniacale, scissione, identificazione proiettiva) e secondari (introiezione, proiezione, formazione reattiva, sublimazione e rimozione), in base al grado di evoluzione: i meccanismi di difesa primari presentano un più ridotto grado di sviluppo e possono dirsi tipici del funzionamento psichico di un bambino, avendo una forma di pensiero magico e di onnipotenza; i secondari possono considerarsi quelli più evoluti. Ad ogni modo, al fine di un buon funzionamento psichico, è opportuno realizzare entrambi, a seconda degli eventi che si presentano.

Pertanto, il ricorso ai meccanismi di difesa può determinare il mantenimento o la disgregazione della coppia nel momento susseguente alla commissione del fatto delittuoso. Ed invero, in molti casi, la realizzazione del delitto può determinare lo scioglimento della relazione tra gli autori: ciò si verifica soprattutto nelle coppie di amanti i quali, una volta rotto il legame, finiscono per accusarsi reciprocamente durante gli interrogatori con gli inquirenti, andando a negare la realtà degli eventi. In particolare, facendo ricorso a meccanismi di difesa primari, essi negano la propria responsabilità in merito a ciò che è avvenuto, accusando l'altro di tutto.

Malgrado ciò, in tale ipotesi il mantenimento della coppia appare fondamentale, soprattutto a seguito della commissione del delitto.

Per ciò che riguarda le differenze di genere nel ruolo ricoperto in occasione della commissione di un reato, occorre constatare come non vi siano studi significativi in materia. Si può dire che il ruolo della componente femminile della coppia criminale ha subito un'evoluzione nel corso del tempo: ed invero, se fino a poco tempo fa il ruolo femminile nel crimine era per lo più un ruolo di favoreggiamento verso l'uomo, al giorno d'oggi tale ruolo si è evoluto, tanto che si assiste a casi in cui è la donna ad assumere un ruolo "dirigenziale" nell'attività criminosa. Ed invero, sembrerebbe che l'emancipazione femminile abbia determinato un'evoluzione del ruolo della donna anche riguardo a quello ricoperto nella commissione dei reati.

Un altro importante concetto è quello della c.d "follia a due" o "folie a deux", consiste in un fenomeno in cui vi è una sorta di contagio di deliri e sintomi psicotici condivisi da due persone legate da una relazione intima: può trattarsi di una coppia di fratelli o di sorelle, ma anche di marito o moglie.

In via generale, accade spesso che colui che ne soffre di patologie psichiche è più forte rispetto a chi le "riceve", più debole e fragile, particolarmente "recettivo o suggestionabile"[5].

Un autore ha individuato ben quattro sottotipi di folie à deux:

  • Folie imposée, ovvero quella più comune, consistente nella trasmissione di sintomi da un individuo dominante ad uno sottomesso;
  • Folie simultanée, che si ha quando due soggetti sviluppano in contemporanea dei sintomi e alcuno di loro appare rivestire una posizione dominante. Per loro natura, entrambi sono predisposti a patologie psichiche;
  • Folie communiquée: essa si configura quando due soggetti sviluppano delle patologie ad intervalli di tempo;
  • Folie induite, che si ha quando due soggetti che già presentano psicosi, assorbono i sintomi deliranti dell'altro, andando ad arricchire i propri.

Per far si che si verifichino tali situazioni, occorre che il legame tra i due sia particolarmente stretto, ovvero che la coppia viva a stretto contatto: solitamente ciò avviene in ambienti isolati dal resto del mondo; soltanto in tal modo, la coppia può staccarsi dalla realtà e sviluppare i propri deliri.

Nell'ambito della psichiatria contemporanea, tale follia indotta o simultanea è nota come "Sindrome Delirante Indotta". Nella maggior parte dei casi, si tratta di omicidi ritualistici o di reati a sfondo mistico sotto forma di espiazione, catarsi e altre rappresentazioni deliranti.

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[1] Cfr. CODA S., Coppie criminali, cit., p. 163.

[2] Cfr. GALIMBERTI U., Enciclopedia di Psicologia, cit., p. 440. 

[3] Cfr. CODA S., Coppie criminali, cit., p. 166.

[4] Si veda SIGHELE S., La coppia criminale, cit., p. 91.

[5] Cfr. Ibidem.