I CAMBIAMENTI DEMOGRAFICI NEI PAESI DEL CONSIGLIO DI COOPERAZIONE DEL GOLFO (C.D. PAESI GCC)

01.10.2021

Dott. Luca Mariani

Nei Paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo, meglio noti con l'acronimo GCC, dagli anni '80 ad oggi è cresciuta l'aspettativa di vita degli uomini e delle donne e, generalmente, si registrano tassi di mortalità sempre più bassi. Grazie allo sviluppo socioeconomico di questi Paesi sono diminuiti i decessi per malattie infettive e lesioni e, in uno con la fertilità, il calo della mortalità ha comportato la crescita e l'invecchiamento della popolazione1.

In particolare, la subregione del Maghreb ha registrato i maggiori progressi in termini di aspettativa di vita e si avvia a raggiungere livelli simili a quelli dei paesi del GCC. Anche se, a onor del vero, corre l'obbligo di evidenziare che negli ultimi anni il tasso di mortalità si è fermato, nel senso che è in stallo, a causa della guerra in Iraq e della guerra nella Repubblica araba siriana che hanno causato una perdita nell'aspettativa di vita.

Inoltre, entro il 2050 i paesi arabi in via di sviluppo e l'Iraq avranno un'aspettativa di vita, per entrambi i sessi, di circa 75 anni. La differenza di aspettativa tra uomini e donne è data da ragioni differenti a seconda delle subregioni, ad esempio una delle principali cause della differenza risiede nel bilancio delle vittime della guerra Iran-Iraq (1980-1988), o in quello delle guerre in Iraq e in Siria, che hanno viste più vittime uomini che donne.

I tassi di mortalità neonatale e i tassi di mortalità infantile mostrano tendenze simili, entrambi in calo grazie al progresso socioeconomico. L'Egitto, per esempio, aveva uno dei tassi di mortalità neonatale più elevati nei primi anni '80 e sono riusciti a ridurli di oltre l'80% nel 2015, da 107 a 19 decessi ogni 100.000 nati vivi. La mortalità è stata notevolmente ridotta anche nei paesi del GCC, tranne che in Arabia Saudita dove il numero dei bambini "nati morti" rimane più alto. Senza considerare, poi, che anche i bambini sono vittime della guerra e questo ha visto crescere il tasso di mortalità infantile in paesi come Iraq, Libia, Somalia e Repubblica Araba Siriana2. Il calo della mortalità infantile e l'aumento del numero dei bambini, comunque, rendono più giovane la popolazione aumentando il numero dei giovani.

In definitiva, fattori come crescita del reddito, spesa pubblica per servizi sanitari di base, immunizzazione, migliore igiene e servizi igienico-sanitari, più infrastrutture, urbanizzazione e una migliore alimentazione hanno tutto contribuito a questo declino e ad aumentare l'aspettativa di vita in età avanzata3.

Analizzato il tasso di mortalità, è appena il caso di focalizzare l'attenzione su come è distribuita la popolazione.

Orbene, più della metà della popolazione nella regione araba vive in contesti urbani mentre nei paesi arabi meno sviluppati la popolazione è concentrata in zone per lo più rurali e, secondo le stime delle Nazioni Unite, sarà così fino al 20454. I Paesi del GCC, invece, sono stati quelli che si sono urbanizzati più velocemente grazie alle loro risorse petrolifere5.

Con riferimento, invece, alla distribuzione e struttura della popolazione in base all'età, occorre evidenziare quanto segue. La proporzione del gruppo di età 0-14 anni di bambini e giovani adolescenti è diminuita in tutti i paesi della regione araba dal 1970 e continuerà a farlo entro il 2050. Questo calo è stato seguito da una regressione del peso demografico del gruppo giovanile , di età compresa tra 15 e 24 anni, dal 2000. Al contrario, le proporzioni della popolazione attiva in età lavorativa, 25-59 anni, e delle persone anziane, di età pari o superiore a 60 anni, sono in aumento in tutti i paesi6. In tutti i paesi del CCG, la percentuale di persone anziane è leggermente diminuita dal 1970 al 2015 mentre la percentuale di bambini è diminuita in modo significativo. Allo stesso tempo, la percentuale di persone in età lavorativa è aumentata in modo significativo. Tuttavia, il significativo aumento del numero di persone in età lavorativa è dovuto principalmente agli elevati tassi migratori netti positivi verso questi paesi, combinati con il recente calo della fertilità.

Tuttavia, anche se queste proporzioni non sono così relativamente alte, il numero corrispondente di persone anziane sta aumentando rapidamente, il che evidenzia l'urgenza dell'invecchiamento nella regione araba, le sue conseguenze sulle società e le implicazioni in termini di politiche, risorse e servizi.

Da ultimo, giova evidenziare che oltre alla fertilità ed al calo del tasso di mortalità, anche la migrazione può avere un impatto significativo sulla dinamica della popolazione e sull'invecchiamento. Tuttavia, nel contesto della regione araba, l'impatto della migrazione come motore dell'invecchiamento è minimo.

Le migrazioni internazionali hanno sempre plasmato il profilo demografico della regione araba, oggi ancor più dovuto ai flussi di richiedenti asilo dalla Repubblica Araba Siriana e dall'Iraq. Anche i paesi arabi sono stati per molto tempo tra i principali paesi di destinazione per i lavoratori migranti. Secondo il Dipartimento delle Nazioni Unite degli Affari economici e sociali, nel 2013, la regione ospitava il 13% dei migranti mondiali e 3 su 10 migranti della regione in via di sviluppo7. I paesi del GCC sono stati tra le principali destinazioni mondiali dei lavoratori migranti sin dal boom petrolifero degli anni '70. I lavoratori provenivano principalmente dall'Asia, in particolare dall'India e dal Pakistan, ma anche da altri paesi arabi come Egitto, Giordania e Yemen. Nel 2013, il 74% di tutti i migranti che vivono nei paesi arabi vivevano nei paesi del GCC e l'Arabia Saudita da sola rappresentava il 30%.

L'effetto della migrazione sull'invecchiamento della popolazione muta a seconda se si tratta di una migrazione temporanea o permanente e dipende anche dall'età dei migranti. Ad esempio, un numero elevato di migranti in età lavorativa può contribuire a rallentare il declino della popolazione e a ridurre l'invecchiamento della popolazione. Quando la migrazione è temporanea, può verificarsi il fenomeno della c.d. migrazione di ritorno, vale a dire il ritorno in patria di tutti coloro che erano espatriati in giovane età e che ora, anziani ed in pensione, facevano ritorno. In questo caso, la migrazione può ritardare l'invecchiamento della popolazione.

Gli ultimi dati in possesso risalgono al 2017 e mostrano che solo il 3,6% della popolazione migrante nella regione araba aveva 60 anni o più, mentre il 66,4% della popolazione migrante era in età lavorativa attiva (Figura 1). La proporzione di persone anziane tra la popolazione migrante nella regione araba è leggermente variata, da un minimo del 2,9% nel 2010 a un massimo del 3,7% dal 1995 al 2000 (tab. 1)8.

Tab 1: Popolazione internazionale migrante suddivisa per età

Year

Children (0-14)

Youth (1524)

Active

Working

Age (25-59)

Older Persons (60+)

1990

26.7%

14.9%

54.9%

3.5%

1995

24.6%

14.4%

57.3%

3.7%

2000

22.9%

13.9%

59.5%

3.7%

2005

21.5%

14.1%

60.9%

3.5%

2010

18.8%

13.2%

65.1%

2.9%

2015

18.5%

11.6%

66.6%

3.4%

2017

18.3%

11.6%

66.4%

3.6%

I modelli migratori non sono uguali per ogni subregione, anzi, essi sono diversi nei diversi paesi all'interno della regione araba. Il GCC è una delle principali sottoregioni di destinazione per i migranti internazionali nel mondo. Tuttavia, le politiche sull'immigrazione dei paesi del GCC consentono solo la migrazione temporanea, il che significa che i migranti più anziani vengono sostituiti da nuovi e giovani che, però, non sono autorizzati a naturalizzare o continuare a vivere nel paese in età avanzata.

Di conseguenza, è improbabile che la migrazione contribuisca in modo significativo all'invecchiamento in questi paesi; piuttosto può posticipare l'invecchiamento data la diminuzione del rapporto tra le persone anziane e la popolazione totale.

Infine, corre l'obbligo di richiamare la teoria della transizione demografica la quale si basa sul principio che le variazioni spaziali della mortalità e della natalità sono dovute a differenze di evoluzione demografica.

Lo schema della transizione demografica è un modello spazio-temporale che permette di descrivere il passaggio da una popolazione che ha tassi di natalità e mortalità elevati a una popolazione con tassi di natalità e mortalità bassi. L'ipotesi di base della teoria della transizione demografica è che tutte le popolazioni del mondo si evolvono allo stesso modo, con delle tappe fisse in questa linea evolutiva. Il modello è stato costruito dai demografi in base alle loro osservazioni e le loro analisi sull'evoluzione delle popolazioni dei paesi europei e nordamericani al fine di spiegare il motivo del passaggio da un regime a forte natalità e mortalità a bassi valori degli stessi tassi9.

Le determinanti della popolazione nella regione araba hanno portato alcuni paesi a subire un'importante transizione della struttura dell'età negli ultimi tre decenni, che si prevede continuerà nel corso dei prossimi trent'anni. Questa tendenza conseguente è rappresentata da una diminuzione del peso demografico dei bambini insieme ad un aumento del peso demografico delle persone anziane e porta ad un invecchiamento della popolazione nella regione.

Le fluttuazioni socioeconomiche, i cambiamenti nelle strutture familiari e nei modelli di vita, nonché la disponibilità di assistenza sanitaria e protezione sociale, sono elementi fondamentali che devono essere considerati nella pianificazione a breve e lungo termine per soddisfare i bisogni della popolazione che invecchia.

Il concetto di transizione della struttura dell'età è misurato dalla distribuzione per età della popolazione secondo quattro grandi gruppi di età:

a) bambini e giovani adolescenti (età 0-14 anni);

b) giovani (età 15-24 anni);

c) persone in età lavorativa attiva (di età compresa tra 25 e 59 anni)

d) persone anziane (dai 60 anni in su).

Rispetto ad altre regioni, il fenomeno delle transizioni demografiche e dell'invecchiamento della popolazione nei paesi sviluppati si è verificato in tempi lunghi e graduali e ha posto sfide di sviluppo, legate principalmente alla disoccupazione e alla sostenibilità delle pensioni. Tuttavia, la regione araba non sta assistendo a processi di invecchiamento così lenti e costanti. In effetti, quasi la metà dei paesi della regione sta vivendo un processo di invecchiamento che sta avvenendo a un ritmo rapido o moderato, guidato principalmente da un rapido declino della fertilità ma sempre più, anche, da un costante aumento dell'aspettativa di vita.

Pertanto, si prevede che i paesi della regione araba avranno poco tempo per adattarsi alle varie conseguenze dell'invecchiamento della popolazione, soprattutto considerando il livello relativamente basso di sviluppo socioeconomico in molti paesi della regione e tenendo in particolare considerazione le terribili ramificazioni e i rischi costretti da conflitti armati e crisi umanitarie.

Il periodo di transizione in cui si verificherà l'invecchiamento della popolazione andrà dai 13 ai 40 anni. Questa transizione è, quindi, notevolmente più rapida rispetto al tempo impiegato, ad esempio, per i paesi OCSE per invecchiare, che è stato un periodo di tempo esteso che va dai 50 ai 150 anni nella maggior parte di essi10.

_________________________________

1 Mokdad, A.H., and others (2014). The state of health in the Arab world, 1990-2010: an analysis of the burden of diseases, injuries, and risk factors. The Lancet, vol. 383, No. 9914, pp. 309-320.

2 Economic and Social Commission for Western Asia (ESCWA), Demographic Profile of the Arab Region Realizing the Demographic Dividend, United Nations Beirut, 2016, pag. 8 e ss.

3 Iqbal, Farrukh, and Youssouf Kiendrebeogo (2014). The reduction of child mortality in the Middle East and North Africa: A success story. Policy Research Working Paper 7023. Washington, D.C.: World Bank Group.

4 Data from the World Urbanization Prospects: The 2014 Revision. Available from https://esa.un.org/unpd/wup.

5 El-Arifi, S.A. (1986). The nature of urbanization in the Gulf countries. GeoJournal, vol. 13, No. 3 (October), pp. 223-235

6 ESCWA calculations from the United Nations World Population Prospects (2017), medium variant.

7 Banulescu-Bogdan, N., and S. Fratzke, Europe's migration crisis in context: why now and what next? Available from https://www.migrationpolicy.org/article/europe-migration-crisis-context#why-now-and-what-next. 24.09.2015

8 Calcoli ESCWA basati su Nazioni Unite, Dipartimento degli affari economici e sociali, Divisione popolazione (2017). Trends in International Migrant Stock: The 2017 Revision (database delle Nazioni Unite, POP/DB/MIG/Stock/Rev.2017).

9 Transizione demografica (voce) in www.wikipedia.org

10 https://fr.statista.com/statistiques/562594/part-de-la-population-agee-de-plus-de-65-ans-ocde/