LA RADICALIZZAZIONE DELL'ISLAM

01.04.2022

Dott. Luca Mariani

Un autorevole studioso ha sostenuto che, da numerosi anni, sia in corso un processo di "radicalizzazione dell'Islam", il quale si divide tra idee legate alle fonti dottrinarie del Golfo arabico, le quali si diffondono nelle periferie europee sia grazie ai predicatori locali sia all'immensa potenzialita' di Internet e dei social network[1].

Al contrario, altro versante fa utilizzo di una metodologia meno empirica e piu' teorica, prediligendo una maggiore astrazione ed una prospettiva di livello macro[2].

In particolare, tale ultimo filone dottrinale sostiene che si debba parlare di un "islamizzazione del radicalismo", contrapposto alle ipotesi di Kepel, sottolineando la superficialita' del background religioso dei terroristi ed il loro uso strumentale di vocabolario al fine di giustificare azioni dettate da pulsioni nichiliste e culto della violenza.

Entrambe le tesi danno adito a spunti di riflessione, contribuendo a fornire esaustive spiegazioni del fenomeno, meno comprensibile se si giurasse fedelta' soltanto ad un'interpretazione monocausale.

Al riguardo si puo' affermare che sia l'una che l'altra tesi rappresentano degli spunti ermeneutici idonei alla lettura dei drammatici eventi degli ultimi anni, considerato il variabile profilo degli autori degli attentati, nonche' la loro attitudine verso il fondamentalismo.

La comparazione tra i due orientamenti di pensiero non puo' essere indipendente da una previa descrivere delle comunita' musulmane francesi. Ed invero, fornire delle cifre ufficiali rappresenta un arduo lavoro, in quanto il quadro legale non consente di effettuare delle indagini statistiche che discriminano i cittadini sulla base delle appartenenze etniche o religiose[3].

Inoltre, la ricerca viene resa problematica dalla presenza di alcune questioni da tenere in debita considerazione. Ed invero, ci si chiede se sia giusto qualificare come islamico ogni cittadino che sia originario di un Paese a maggioranza musulmana o se, in tal caso, si cadrebbe in una logica di determinismo religioso, di cui spesso vengono accusati i movimenti islamici radicali.

Sulla base di recenti stime, circa un ottavo della popolazione francese e' di origine musulmana (circa 8,4 milioni di persone), di cui un terzo e' credente e praticante[4]. In tale cifra viene ricompreso il numero di stranieri che risiedono in Francia provenienti da Stati a maggioranza musulmana; il numero dei Franco-musulmans rapatries (soprattutto gli Harkis d'Algeria) il quale, al giorno d'oggi, si assesta intorno agli 800.000; i cittadini francesi nati da genitori che provengono da tali Stati; coloro che hanno acquisito la cittadinanza francese per il double droit du sol e, da ultimo, i francesi convertiti, sempre piu' numerosi secondo le stime del consigliere del Ministero degli Interni, Sig. Bernard Godard, il quale stima circa 4.000 conversione all'anno[5].

Con riguardo all'origine geografica, secondo una recente inchiesta[6], circa il 50% dei partecipanti hanno origini di nascita francesi, mentre il 24% e' francese per acquisizione e il 26% e' formato da cittadini stranieri.

L'Algeria rappresenta il Paese di origine del 14% degli intervistati nati all'estero, il Marocco segue subito dopo con il 13%, gli Stati dell'Africa Sub-sahariana all'11% e la Tunisia al 5%[7].

Non deve sorprendere il fatto che l'Algeria e il Marocco si pongono al primo posto, avendo vissuto a lungo la presenza francese e intrattenendo ancora oggi dei proficui rapporti con le istituzioni e i rappresentanti dell'islam francese.

Dal punto di vista storico-demografico, si puo' notare come la seconda religione del Paese si stia affermando presso le generazioni piu' giovani, in ragione di due fattori: la trasmissione intergenerazionale ed il numero di conversioni.

Per tale ragione, se tra i soggetti intervistati almeno il 5,6% della popolazione sopra i 15 anni si dichiara musulmano, la percentuale supera il 10% di coloro che hanno meno di 25 anni

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[1] Cfr. KEPEL G., La fracture, Parigi, 2016.

[2] Si veda ROY O., Le dijhad et la mort, Parigi, 2016.

[3] La legge Informatique et Liberte' del 6 gennaio 1978 proibisce di trattenere e raccogliere dati di carattere personale che facciano emergere, in via diretta o indiretta, le origini razziali o etniche, le opinioni politiche filosofiche e religiose.

[4] Cfr. HERAN F., Avec l'immigration. Mesurer, debattre, agire, in La Decouverte, 2017, p. 11, in cui si legge che "considerate queste cifre, diventa assurdo sostenere che un ottavo della popolazione che vive in Francia, francese in maggioranza, non sarebbe integrato".

[5] Si veda VIEILLARD H., BARON F., L'islam en France: dynamiques, fragmentation et perspectives, in Information geographique, n. 1, 2016, p. 29.

[6] Si tratta dell'inchiesta "Un islam francais est possible", condotta dall'Institut Montaigne.

[7] Si veda EL KAROUI H., Un islam francais est possibile, in Rapport de l'Institut Montaigne, n. 9, 2016, p. 22.